Cenni storici
Sito alle pendici del monte Abate, San Teodoro, piccolo centro della provincia di Messina, si trova in una posizione privilegiata per raggiungere tutti i più grossi centri urbani o i posti d’attrazione turistica più rinomati. Il comune ha un’altitudine di 1.150 m. s.l.m. Il clima freddo nel periodo invernale, con abbondanti nevicate che richiamano gli amanti della neve e gli appassionati di sci di fondo. Il territorio comunale di 1.390 ettari si trova incuneato all’interno del territorio del comune di Cesarò e confina a sud con il fiume di Troina. Dalle fonti si deduce che la nascita di questo antico borgo risale tra il VI e il IX secolo prima dell’invasione araba. Nelle pubblicazioni dei Barberi risulta che il primo ad essere infeudato da Federico III fu Giordano Romano nel 1303. La Rivoluzione del 1674 di Messina vide fra gli esponenti più in vista Carlo Campulo spogliato dei beni e dei titoli baronali. La corte regia, per punire il ribelle, attuò la procedura di vendita forzosa della terra e del titolo di San Teodoro, che per una cospicua somma fu acquistato, da un nobile Mario Parise di ignota origine. Quest’ultimo ebbe un figlio, che fu costretto a rivendere il feudo dopo qualche anno a Diego Brunaccini che voleva acquistare il titolo per dare lustro al proprio casato. Il re Carlo II lo creò principe di San Teodoro e gli diede la prerogativa di fregiarsi il titolo di “pari del Regno”. Il Brunaccini morì il 13 maggio 1691. Dagli atti risulta che la famiglia tenne il titolo di principe di San Teodoro fino ai nostri tempi. È opportuno ricordare che San Teodoro fino al 1681 non era mai stato censito, venne censito invece nel 1714 e contava 298 abitanti. La popolazione proveniente dai centri vicini fu invitata a trasferirsi nel nuovo centro abitato con promesse di regalie da parte di Diego Brunaccini. San Teodoro fu sempre considerato comune autonomo, eccetto che nel periodo seguente alla riforma agraria fino all’Agosto del 1943, periodo in cui venne dichiarato frazione dipendente di Cesarò. Nell’Ottocento anche il comune di San Teodoro partecipò ai cosiddetti movimenti di libertà, e fu affiliato alla carboneria di Don Girolamo Mineo. Falliti i moti sociali dell’Ottocento emigrarono verso le Americhe. Nel 1940, in territorio di San Teodoro e nell’ex feudo Giannino venne costruito uno degli 8 borghi rurali previsti dalla Riforma rurale fascista. Il borgo venne inaugurato in nome di Salvatore Giuliano.
Attrattiva principale
Il borgo Salvatore Giuliano
Il borgo Salvatore Giuliano è uno dei tanti villaggi Fantasma del Riformismo Agrario Fascista degli anni ’40 e testimone di Pietra di un fallimento, somigliante ad un villaggio del Far West. Borgo Giuliano fu Costruito nel 1938 in territorio di San Teodoro (ME) e venne denominato Borgo Giuliano in memoria di un caduto in Africa. Il borgo è stato costruito allo scopo di colonizzare e potenziare ai fini agricoli le aree improduttive, l’abitato è costituito da poche case e da una chiesetta. Il borgo fu costruito in sintonia con l’architettura rurale fascista, in meno di un anno dall’impresa edile Castel di Roma. Nel 1940, al momento dell’inaugurazione fu visitato dai maggiori esponenti fascisti dell’epoca e fra quelli più importanti ricordiamo il ministro dell’agricoltura Tassinari. La popolazione accolse il ministro calorosamente e gioì per aver in meno di un anno costruito una simile e mirabile opera. Su proposta del potestà di Cesarò, la cura delle anime del borgo venne affidata al Sacerdote Padre Basilio Lipari. I primi arrivati nella fattoria modello furono i coniugi Capizzi. Nei primi anni 50 San Teodoro raggiunse la punta massima di abitanti, circa 2708 al censimento del 1951, punta mai raggiunta. Esso era autosufficiente e aveva, tra gli altri, i seguenti edifici: chiesa con abitazione del parroco, la scuola con alloggio per la maestra, delegazione podestaria, la stazione dei RR.CC. con alloggi relativi, la sede del P.N.F. e organizzazioni dipendenti, la collettoria postale. Inoltre vi era il barbiere, la trattoria, la rivendita alimentare, e vi abitavano il tecnico l’agronomo e l’ostetrica. Lo spopolamento del periodo post-bellico portò al successivo abbandono del borgo.Oggi il piccolo borgo è molto degradato e pericolante. Fu uno degli otto borghi rurali costruiti in Sicilia dall’Ente di colonizzazione nell’ambito delle leggi Serpieri e Tassinari per la lotta al latifondo e la tutela della popolazione agricola.
Da visitare
La Piazza Roma costituisce li centro dell’animazione cittadina, è attraversata dalla principale Vittorio Emanuele su cui si affacciano bar e circoli privati(circolo massai,circolo operai,circolo professionisti, circolo agricolo).Vi prospetta sul lato meridionale la Chiesa dedicata a Maria S.S. Annunziata. Sono di valore gli altari in marmo che risalgono al 18° secolo. Accanto alla Chiesa è situato l’istituto delle Suore. Da piazza Roma si raggiunge la triangolare Piazza De Gasperi, u chianu u monacu, dove il quartiere retrostante è percorso da viuzze e gradinate. Da qui si raggiunge la parte alta del paese fino al Calvario, da dove si vede il panorama del paese.. Più avanti , a quattru cantuneri, si può raggiugere piazza Giovanni XXIII° ove vi è il monumento ai caduti. Il grande Diodoro Siculo nel I secolo a.C., a proposito dei meravigliosi Monti Nebrodi così scriveva: “sono luoghi magici, sono luoghi d’incanto”, chiunque li visita resta estasiato, si perde nel pensiero dell’aldilà. Sono boschi a perdita d’occhio, resi vivi da molti torrenti e fiumi.
Tipicità
San Teodoro produce molti prodotti tipici molto apprezzati come l’olio DOP, tra i piatti tipici la carne suina e ovina cotta alla brace, tra i formaggi tipici il Primo Sale, un pecorino siciliano DOP, mozzarelle, ricotte ecc. Tra i dolci tipici la pignolata e la pasta di mandorle.
Appuntamenti
MAGGIO
Festa di San Giuseppe: La festa liturgica ricorre il 19 marzo ma a San Teodoro si festeggia l’ultima domenica di maggio e il santo viene portato in processione insieme alla statua di Maria Ausiliatrice, la cui ricorrenza liturgica è giorno 24 maggio. Nel giorno della festa di San Giuseppe il comitato organizzatore insieme alla banda musicale gira per le vie del Paese a raccogliere le offerte dei fedeli. La sera precedente la festa c’è la processione delle reliquie con gli stendardi, i fedeli e la banda che fa il giro del paese per poi concludersi in piazza con lo sparo dei mortaretti. Durante la giornata di domenica, invece, vengono celebrate tre messe: le due della mattina, quella delle ore 8.00 e quella delle ore 11.00, dopo la quale vi è una piccola processione e infine quella del tardo pomeriggio, finita la quale vi è la processione vera e propria che vede i fedeli accompagnare il Santo, alla cui vara vengono legate le tovaglie votive, per il paese e cantare e recitare inni e preghiere in suo onore. Si recita anche il rosario per chiedere eventuali grazie. Infine, prima di far entrare il santo in chiesa si assiste ad uno spettacolo di giochi pirotecnici e in tarda serata, dopo cena, vi è qualche spettacolo musicale in piazza Roma. Un tempo due giorni prima delle festa di San Giuseppe, così come avveniva per la festa di San Gaetano, si svolgeva a San Teodoro la cosiddetta Fiera del bestiame. Era una fiera importante, gli allevatori arrivavano di notte con camion pieni zeppi di animali anche se il tutto era poco igienico. La gente arrivava da ogni parte dell’isola e persino da Napoli per acquistare capi di bestiame. Oggi non c’è la più fiera ma un semplice mercatino dove vengono venduti oggetti per il bestiame e altri utensili. (ultima domenica di Maggio)
AGOSTO
Festa di San Gaetano – Santo Patrono di San Teodoro: Giorno 6 agosto c’è la processione delle reliquie con gli stendardi, accompagnata dal corpo bandistico di San Teodoro per le vie del paese. In piazza c’è lo sparo dei mortaretti. Giorno 7 agosto si celebra la giornata di festa vera e propria ed è in assoluto la giornata più emozionante, soprattutto dal lato emotivo e spirituale. Il paese si riempie di gente, in particolare tutte quelle persone che sono emigrate e che per l’occasione tornano nel paese natìo. Durante la mattina un comitato ha il compito di girare tutte le vie del paese (insieme alla banda musicale) per raccogliere le offerte per il Santo (questua); una volta la gente offriva non solo soldi ma anche uova, frumento o altro per contribuire alle spese della festa. Le messe sono tre: quella mattutina delle ore 8.00, quelle delle ore 11.00 e quella pomeridiana delle ore 18.00, queste ultime due seguite dalle processioni per le vie del paese. La processione che ha luogo di mattina è più breve di quella pomeridiana. La statua di San Gaetano viene portata in processione insieme alla statua di Sant’Antonino dal 1952. San Gaetano è montato su una speciale “carrozza” detta “vara” e Sant’Antonio portato sulle spalle da numerosi giovani. Tanti anni fa la statua di San Gaetano veniva portata a spalla dai fedeli e si faceva tanta fatica. Durante la processione la gente canta e recita il Rosario per chiedere eventuali grazie al Santo e alla vara vengono legate delle tovaglie votive. Quando la vara con il Santo raggiunge la Santuzza, vale a dire l’ingresso del paese, denominato così perché vi è collocato un piccolo altare con la statua di una Madonnina, si effettuano i giochi pirotecnici. Dopo i fuochi, quando il Santo raggiunge la piazza del paese, tutte le persone si dispongono in cerchio ed il Santo trainato dai devoti, di solito le funi sono tirate dai bambini, fa i caratteristici “tre giri della piazza” correndo. Anche la statua di Sant’Antonino che accompagna San Gaetano in processione, sorretta sulle spalle dai devoti, inizia a correre. La festa religiosa si conclude con l’ingresso in chiesa delle statue dei Santi, ma la festa popolare continua fino a notte con l’esibizione di cantanti e con il classico sorteggio effettuato dal comitato, che anticamente aveva come premio finale un bovino o un cavallo, mentre adesso ha in genere un’automobile. Ogni anno quasi tutti i Casaloti partecipano a questo rito mentre alcuni, tra cui gli anziani che non riescono a camminare a piedi, guardano estasiati dai balconi delle loro case, il passaggio del Santo accompagnato dalla folla. Le grida di Viva San Gaetano e di Viva Sant´Antonino fanno sempre da cornice coprendo moltissime volte anche il suono della banda. San Gaetano nacque a Vicenza, con molta probabilità, nell’Ottobre 1480, dal Conte Gaspare Thiene e dalla Contessa Maria Da Porto: due coniugi provenienti dalle famiglie più antiche, più nobili e più facoltose della città. Non si conosce con certezza la casa nella quale venne al mondo; come neppure si sa, per il momento, se corrisponde a verità la tradizione che lo fa nascere in una stalla, ad imitazione del Redentore. Della fanciullezza e dell’adolescenza di San Gaetano non si son trovate tracce di ricordi nei documenti d’archivio esplorati fino ad oggi. Quindi gli studiosi debbono rassegnarsi a sorvolare, ignorandolo quasi completamente, quel discreto tratto di tempo che va dal 1482 al 1504; cioè dalla data dell’atto notarile col quale la vedova Contessa Maria Da Porto veniva nominata ufficialmente tutrice di Gaetano e degli altri due suoi figli, fino all’anno del conferimento della laurea in utroque al neodottore Gaetano Da Thiene all’università di Padova. San Gaetano è patrono di San Teodoro dal 1692 quando Diego Brunaccini, il principe di San Teodoro, a causa dell’imperversare della malaria, trasferì la sua residenza dalla contrada Fondachello – Angelone (luogo in cui originariamente era sorto il primo nucleo dell’antico San Teodoro) alle falde del Monte Abate, luogo più salubre e sicuro. Lì fece costruire la prima casa, oggi Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e vicino ad essa una modesta cappella dedicata a Maria SS. Annunziata, di patrimonio laicale. Non è un culto di origine popolare perché è stato importato a San Teodoro dai Brunaccini e quindi si è sostituito al culto popolare vero e proprio che era quello di San Teodoro. I Brunaccini, originari fiorentini e ferventi cattolici, erano particolarmente devoti al santo vicentino per una grazia ricevuta in famiglia e quindi decisero di scegliere come Santo Patrono del paese proprio San Gaetano. La statua di San Gaetano che tiene in braccio il Bambino è stata realizzata dallo scultore palermitano Quattrocchi. Dal 1952 il santo patrono San Gaetano di Thiene viene portato in processione insieme alla statua di Sant’ Antonino.
SETTEMBRE
Festa del SS. Crocifisso: In occasione della festa del SS.Crocifisso, all’entrata del paese si tiene la fiera, composta da un grande mercato di bovini, equini, caprini, mentre dolciari, venditori di terraglie, calia, giocattoli, ferramenta, ed utensili vari per la casa, fanno sfoggio su panche e stand sistemati lungo la via Vittorio Emanuele. La prima fiera si tenne nel 1956.La statua del Crocifisso che viene portato in processione la prima domenica del mese di settembre è fatta di carta pesta ed è pieghevole grazie ad un aggeggio nella parte superiore che permette di abbassare la statua durante la processione laddove non riesce a passare per via delle balconate. La festa del Crocifisso viene preceduta dal triduo, dalla processione della reliquia con lo stendardo, il giorno precedente la festa e infine la prima domenica di settembre, ossia il giorno della celebrazione, vi sono le due messe con le due processioni, quella mattutina e quella pomeridiana. Durante la Festa, il Crocifisso viene portato per le strade del paese a significare e far riflettere sul Sacrificio di Gesù a favore degli uomini. Inoltre vengono appese alla vara le tovaglie votive come offerta. Alla fine della festa la commissione organizza una serata di spettacolo musicale in piazza a conclusione della quale, come avviene per la festa del santo patrono, ha luogo il sorteggio di alcuni premi. Nelle giornate di chiusura delle feste santeodoresi c’è sempre la tradizione del sorteggio: adesso viene sorteggiata un’automobile, un computer portatile, un telefonino o un televisore mentre un tempo si sorteggiava una vitella e in tempi più antichi addirittura un gallo o una pecora e vi era anche la consuetudine di leggere le piccole somme giunte dagli emigranti all’estero. Un tempo era piacevole assistere ai sorteggi poiché ognuno, nei biglietti che acquistava, chiamati comunemente “polizze”, scriveva messaggi d’amore, brani di poesia, considerazioni, spesso anche firmandole con nome e cognome. Dal 1985, però, la necessità di vendere biglietti il più possibile e di snellire le procedure, ha portato gradualmente a dar vita a biglietti anonimi recanti un timbro e un numero. La comunità santeodorese in passato, per paura che la statua si rovinasse in caso di pioggia e cattivo tempo, sospese la processione. In seguito la festa fu fatta nuovamente e in grande e il SS. Crocifisso è stato restaurato e ne è venuta fuori un’opera pregevole. (prima domenica di Settembre)