L’Anfiteatro romano di Catania, patrimonio dell’area archeologica di Catania è sito nell’attuale piazza Stesicoro ed è oggi visibile solo in parte. Il suo ingresso è gratuito. È l’anfiteatro più grande al mondo dopo il Colosseo. La costruzione dell’Anfiteatro si data al II secolo d.C. e l’area di costruzione fu la zona settentrionale della collina di Montevergine, la stessa su cui sorge il Monastero dei Benedettini.
Le caratteristiche
La costruzione dell’Anfiteatro si data al II secolo d.C. e l’area di costruzione fu la zona settentrionale della collina di Montevergine, la stessa su cui sorge il Monastero dei Benedettini. L’edificio era utilizzato principalmente per combattimenti tra gladiatori ma anche tra gladiatori e animali, soprattutto bestie feroci. Si conta che riuscisse ad ospitare fino a 15.000 spettatori seduti oltre che il doppio di questa cifra in posti in piedi.
Di forma ellittica, l’edificio aveva una circonferenza dell’arena di 192 metri ca.. I grandi archi e le volte sostenevano le gradinate. Si pensa che al suo interno vi si svolgessero anche delle naumachie, ovvero vere e proprie battaglie navali, convogliando le acque dell’acquedotto romano. Questo dato, però, non è ancora totalmente certo. Quasi sicuramente invece era prevista una copertura con grandi teli per il riparo dal vento o nel caso di pioggia, il cosiddetto velarium. La cavea per gli spettatori presentava poi 14 gradoni.
I materiali da costruzione
Il principale materiale di costruzione è la pietra lavica, oltre che in minima parte marmo bianco, granito e mattone cotto, usato soprattutto per gli archi. Grazie alla grossa percentuale di roccia vulcanica usata, il suo appellativo è “il Colosseo Nero”. L’Anfiteatro fa oggi parte del Parco Archeologico greco-romano di Catania. Si trova quasi del tutto al di sotto del tessuto urbano moderno (tra via Neve, via Manzoni e via Penninello), mentre il resto fu assorbito negli anni dalle numerose colate laviche dell’Etna. Una di queste si data già al 252-253 d.C. ca. e si narra come in quel tempo fu proprio il velo di Sant’Agata a fermare il magma, che arrivò a sfiorare l’edificio. I catanesi chiamano questa zona, proprio per questa sua aurea di antichità, Catania vecchia.
Le parti oggi visibili
Del grande edificio pubblico oggi rimane visibile, passeggiando per piazza Stesicoro, parte della cavea (l’area un tempo destinata agli spettatori). Inoltre, sono ancora visibili alcune delle scalette, i corridoi e anche una parte dell’orchestra. All’ingresso, inoltre, si trova una porta di ferro decorata, costruita in età moderna, a cui lati si trovano due colonne marmoree. Le colonne reggono due capitelli ionici e parte di un architrave con un’epigrafe che recita: “AMPHITEATRVM INSIGNE”.
Gli scavi del principe di Biscari
Nel XIX secolo il Principe di Biscari, Ignazio Paternò Castello, mettendo a disposizione un’ingente somma di denaro fece eseguire degli scavi nell’area dell’Anfiteatro.
Leggende: Nel periodo degli scavi si narra che una scolaresca in visita presso l’antico edificio, entrato dall’ingresso di Via del Colosseo, si perse tra i cunicoli dell’anfiteatro e non riuscì più a farvi ritorno.
Età moderna
Per problemi legati alle infiltrazioni di reflui delle fognature delle case adiacenti, il monumento è stato sottoposto a continue chiusure e riaperture nel corso degli anni ’90. Nel 2014 a causa della denuncia di un imminente collasso della struttura, i ricercatori dell’ITlab CNR hanno curato uno studio atto alla salvaguardia di questo patrimonio, affinché non vada perduto. Clicca qui per visionare il risultato di questo lavoro.
Per informazioni rivolgersi al:
Parco Archeologico Greco Romano di Catania, sito in Via Vittorio Emanuele II, 266 – 95124 – Catania.
tel. 0957150508 – fax 095311004
e-mail: urp.parco.archeo.catania@regione.sicilia.it